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CONGREGAZIONE PER IL CULTO DIVINO

 

E LA DISCIPLINA DEI SACRAMENTI

 


Prot. 1280/98/L

 

D E C R E T O

 


Fin dai tempi antichi la Chiesa, fedele alla preghiera del Signore, ha previsto, tra i Sacramentali, alcuni riti con i quali chiedere a Dio che i fedeli fossero liberati da ogni pericolo e specialmente dalle insidie del diavolo.

 

Inoltre nella Chiesa sono stati costituiti gli esorcisti perché, imitando la carità di Cristo, liberassero i fedeli posseduti dal Maligno e intimassero a nome di Dio ai demoni di stare lontani e non nuocere alle creature umane.

 

Ai nostri giorni è sembrato opportuno rivedere le antiche norme, preghiere e formule contenute nel titolo XII del Rituale Romano, perché il rito rispondesse alle disposizioni della Costituzione Sacrosanctum Concilium, specialmente al n. 79.

 

Questa Congregazione promulga ora il Rito rinnovato degli esorcismi, approvato dal Sommo Pontefice Giovanni Paolo II il 1° ottobre 1998, che dovrà essere usato al posto delle norme e delle formule contenute nel titolo XII del Rituale Romano

 

L'edizione latina potrà essere usata subito da coloro che ne hanno diritto. Le Conferenze Episcopali ne curino le traduzioni in lingua volgare e gli adattamenti a norma del diritto, e le propongano per la conferma alla Sede Apostolica.

 

Nonostante qualsiasi cosa in contrario.

 

Dalla Sede della Congregazione per il Culto divino e la Disciplina dei Sacramenti, il 22 novembre 1998, nella solennità di Nostro Signore Gesù Cristo re dell'universo.

 

GIORGIO CARD. MEDINA ESTÉVEZ
Prefetto

 

 

 

+ GERARDO M. AGNELLO
Segretario

 

 

 

PROEMIO

 

 

 



Nella storia della salvezza sono presenti creature angeliche, alcune delle quali servono il progetto divino e offrono un misterioso e potente aiuto alla Chiesa; altre, invece, decadute dalla loro originaria dignità e chiamate diaboliche, si oppongono alla volontà e all'azione salvifica di Dio, realizzata in Cristo, e cercano di associare l'uomo alla loro ribellione a Dio1.


Nelle Sacre Scritture il Diavolo e i demoni sono indicati con nomi diversi, dei quali alcuni indicano in certo modo la loro natura e il loro operato2. Il Diavolo, detto anche Satana, è chiamato serpente antico e drago. È lui che seduce il mondo intero e combatte contro coloro che osservano i comandamenti di Dio e possiedono la testimonianza di Gesù (Ap 12, 9. 17). È detto nemico degli uomini (1 Pt 5, 8) e omicida fin dal principio (cf Gv 8, 44) per aver reso l'uomo, con il peccato, soggetto alla morte. Per il fatto che con le sue insidie induce l'uomo a disobbedire a Dio, è detto Maligno e Tentatore (cf Mt 4, 3 e 26, 36-44), menzognero e padre della menzogna (cf Gv 8, 44), colui che agisce con astuzia e falsità, come attestano la seduzione dei progenitori (cf Gen 3, 4. 13), il tentativo di distogliere Gesù dalla missione ricevuta dal Padre (cf Mt 4, 1-11; Mc 1, 13; Lc 4, 1-13) e il suo mascherarsi da angelo di luce (cf 2 Cor 11, 14). È detto anche principe di questo mondo (cf Gv 12, 31; 14, 30), cioè signore di quel mondo che è in potere del Maligno (cf 1 Gv 5, 19) e non ha conosciuto la luce vera (cf Gv 1, 9-10). Il suo potere è indicato come potere delle tenebre (cf Lc 22, 53; Col 1, 13) per l'odio che egli porta alla Luce, che è Cristo, e per lo sforzo di attrarre gli uomini alle proprie tenebre. Ma il Diavolo e i demoni, coalizzatisi insieme per opporsi alla sovranità di Dio (cf Gd 6), hanno ricevuto una condanna (cf 2 Pt 2, 4) e costituiscono l'esercito degli spiriti del Male (cf Ef 6, 12). Benché creati come esseri spirituali, essi hanno peccato e sono anche definiti angeli di Satana (cf Mt 25, 41; 2 Cor 12, 7; Ap 12, 7. 9). Ciò può insinuare che dal loro maligno signore sia stata ad essi affidata una qualche particolare missione3.

L'intero operato di questi spiriti immondi, malvagi, seduttori (cf Mt l0, 1; Mc 5, 8; Lc 6, 18. 11, 26; At 8, 7; 1 Tm 4, 1; Ap 18, 2) è stato distrutto dalla vittoria del Figlio di Dio (cf 1 Gv 3, 8). Anche se «tutta intera la storia umana è pervasa da una lotta tremenda contro le potenze delle tenebre che durerà fino all'ultimo giorno»4, Cristo, grazie al suo mistero pasquale di morte e risurrezione, «ci ha strappati dalla schiavitù di Satana e del peccato»5 annientando il loro dominio e liberando tutte le cose dal contagio del male. E siccome l'azione devastante e ostile del Diavolo e dei demoni coinvolge persone, cose, luoghi, manifestandosi in modi diversi, la Chiesa, sempre cosciente che «i giorni sono cattivi» (Ef 5, 16), ha pregato e prega perché gli uomini siano liberati dalle insidie del Maligno.


1
Cf. Catechismo della Chiesa cattolica, nn. 332,391,414, 2851.
2 lbidem, nn. 391-395, 397.
3 lbidem, n. 394.
4 CONC. VATICANO II, Cost. pastorale sulla Chiesa nel mondo contemporaneo, Gaudium et spes, n. 37.
5 Ibidem, n. 22.

 

 

PREMESSE GENERALI

 

I.

La vittoria di Cristo e il potere della Chiesa sui demoni

II.

Gli esorcismi nella missione santificante della Chiesa

III.

Ministro e condizioni per l' esorcismo maggiore

IV.

Descrizione del rito

V.

Adattamenti spettanti all' esorcista

VI.

Adattamenti di competenza della Conferenza Episcopale



I. LA VITTORIA DI CRISTO E IL POTERE DELLA CHIESA SUI DEMONI


1. La Chiesa crede fermamente che c'è un solo vero Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo, un solo principio, creatore di tutte le cose visibili e invisibili6. Tutto ciò che ha creato (cf Col l, 16), nella sua provvidenza Dio lo conserva e lo governa? Nulla egli ha fatto che non sia buono8. Anche «il diavolo ( ... ) e gli altri demoni sono stati da Dio creati buoni per natura, ma essi si sono resi cattivi per propria responsabilità»9. Sarebbero anch' essi buoni se fossero rimasti nello stato in cui erano stati creati; ma avendo abusato della loro naturale perfezione e non avendo perseverato nella verità (cf Gv 8, 44), pur non mutando natura, si sono separati dal sommo Bene al quale dovevano restare fedeli l0.


2. L'uomo è stato creato ad immagine di Dio «nella giustizia e nella santità vera» (Ef 4, 24) e la sua dignità richiede che egli agisca secondo scelte consapevoli e libere11. Ma, istigato dal Maligno, egli ha usato male del dono della libertà e, per colpa della sua disobbedienza (cf Gen 3; Rm 5, 12), è caduto in potere del diavolo e della morte ed è diventato schiavo del peccato12. Come conseguenza, «tutta la storia umana è pervasa da una lotta tremenda contro le potenze delle tenebre; lotta che, cominciata fin dalle origini del mondo, durerà, come dice il Signore (cf Mt 24, 13; 13, 24-30. 36-43) fino all'ultimo giorno» 13.


3. Il Padre onnipotente e misericordioso ha mandato nel mondo il suo Figlio amatissimo per liberare gli uomini dal potere delle tenebre e trasferirli nel suo regno (cf GaI 4, 5; Col 1, 13). Così Cristo, «primogenito di ogni creatura» (Col 1, 15), per rinnovare l'uomo vecchio si è rivestito della carne del peccato «per ridurre all'impotenza mediante la morte colui che della morte ha il potere, cioè il diavolo» (Eb 2, 14); per il dono dello Spirito Santo Egli ha stabilito la natura umana ferita nella condizione di nuova creatura, grazie alla sua Passione e Risurrezione14.

4. Durante la sua vita terrena il Signore Gesù, vincitore della tentazione nel deserto (cf Mt 4, 1-11; Mc 1, 12-13; Lc 4, 1-13), con la sua autorità ha scacciato Satana e gli altri demoni imponendo loro la sua volontà (cf Mt 12, 27-29; Lc 11, 19-20). Beneficando e risanando tutti coloro che erano sotto il potere del diavolo (cf At l0, 38), rese manifesta l'opera della sua salvezza destinata a liberare l'uomo dal peccato e dalle sue conseguenze, come pure dall'autore del primo peccato, omicida fin dall'inizio e padre della menzogna (cf Gv 8, 44)15.

5. Giunta l'ora delle tenebre, il Signore, «facendosi obbediente fino alla morte» (Fil 2, 8), respinse l'assalto supremo di Satana (cf Lc 4, 13; 22, 53) con la potenza misteriosa della crocel6, riportando il trionfo sulla superbia dell' antico avversario. La vittoria di Cristo si rese manifesta nella sua gloriosa risurrezione, quando Dio lo risuscitò dai morti e lo fece sedere alla sua destra nei cieli, tutto sottomettendo ai suoi piedi (cf Ef 1, 21-22).

6. Durante il suo ministero Cristo diede agli Apostoli e agli altri discepoli il potere di scacciare gli spiriti immondi (cf Mt l0, 1. 8; Mc 3, 14-15; 6, 7.13; Lc 9,1; l0, 17. 18-20). Promise loro lo Spirito Santo Parac1ito, che procede dal Padre attraverso il Figlio, allo scopo di convincere il mondo quanto al giudizio, perché il principe di questo mondo è stato giudicato (cf Gv 16, 7-11). E nel Vangelo la cacciata dei demoni fa parte dei segni che avrebbero accompagnato quelli che credono (cf Mc 16, 17).


7. Fin dal tempo degli Apostoli la Chiesa ha esercitato il potere ricevuto da Cristo di scacciare i demoni e di respingere il loro influsso (cf At 5, 16; 8, 7; 16, 18; 19, 12). Perciò essa prega con fiducia e perseveranza «in nome di Gesù» di essere liberata dal Maligno (cf Mt 6, 13)17 e, in quello stesso nome, per la forza dello Spirito Santo, comanda in vari modi ai demoni di non ostacolare l'opera di evangelizzazione (cf 1 Ts 2, 18) e di restituire «al più Forte» (cf Lc 11, 21-22) il dominio sul creato e su ogni uomo. «Quando la Chiesa comanda pubblicamente e con autorità, in nome di Gesù Cristo, che una persona o un oggetto sia protetto contro l'influenza del Maligno e sottratto al suo dominio, si parla di esorcismo» 18.



II. GLI ESORCISMI NELLA MISSIONE SANTIFICANTE DELLA CHIESA

8. Per antichissima e ininterrotta tradizione, la Chiesa ha ordinato il cammino dell'iniziazione cristiana in modo da esprimere con chiarezza e dare effettivo inizio alla lotta spirituale contro il potere del diavolo (cf Ef 6, 12). Gli esorcismi che si compiono in forma semplice sugli eletti durante il catecumenato, ossia gli esorcismi minori 19, sono preghiere con cui la Chiesa chiede che essi prendano coscienza del mistero di Cristo che libera dal peccato, siano liberati dalle conseguenze del peccato e dall'influsso diabolico, siano rinvigoriti nel loro cammino spirituale e aprano il cuore ad accogliere la grazia del Salvatore20. Nella celebrazione del Battesimo, poi, i battezzandi rinunciano a Satana, alle sue opere e alle sue seduzioni, e gli contrappongono la loro fede nel Dio uno e trino. Anche nel Battesimo dei bambini si recitano preghiere di esorcismo chiedendo che, protetti contro le lusinghe del mondo e nella lotta contro le insidie del demonio, siano fortificati dalla grazia di Cristo nel cammino della loro vita21. Per il Battesimo che lo rigenera, l'uomo partecipa della vittoria di Cristo sul diavolo e sul peccato passando «dalla condizione in cui nasce figlio del primo Adamo allo stato di grazia e di adozione dei figli di Dio ad opera del secondo Adamo, Gesù Cristo»22; in tal modo ottiene la liberazione dalla schiavitù del peccato in forza di quella libertà con la quale Cristo ci ha liberati (cf Gal 5, 1).


9. I fedeli, anche se rinati in Cristo, sperimentano tuttavia le tentazioni del mondo: devono perciò vigilare con la preghiera e con la sobrietà della vita, perché il loro nemico, «il Diavolo, come leone ruggente, va in giro cercando chi divorare» (1 Pt 5, 8). A lui devono resistere forti nella fede, «sostenuti dalla forza del Signore e dal vigore della sua potenza» (Ef 6, l0) e sorretti dalla preghiera della Chiesa, con la quale essa chiede che i suoi figli siano sicuri da ogni turbamento23. Per la grazia dei sacramenti, e specialmente dalla celebrazione frequente della Penitenza, acquistano forza per arrivare alla piena libertà dei figli di Dio (cf Rm 8, 21)24.


10. Più difficile da capire è per noi il piano della misericordia divina quando, Dio permettendo, si dà il caso di una particolare vessazione o possessione da parte del diavolo verso un membro del popolo di Dio che Cristo ha illuminato perché proceda verso la vita eterna come figlio della luce. Allora il mistero di iniquità che opera nel mondo (cf 2 Ts 2, 7) si manifesta con particolare evidenza (cf Ef 6, 12), anche se il diavolo non può oltrepassare i limiti fissati da Dio25. Questa forma di potere del diavolo sull'uomo è diversa da quella che deriva dal peccato originale, che è peccato per antonomasia26. In queste circostanze la Chiesa interviene implorando Cristo Signore e Salvatore e, sostenuta dal suo potere, offre al fedele tormentato o posseduto dal Maligno diversi aiuti perché sia liberato dalla vessazione od ossessione diabolica.


11. Tra questi aiuti si distingue l'esorcismo solenne, che è una celebrazione liturgica, detto anche «grande esorcismo»27. L'esorcismo, che «mira a scacciare i demoni o a liberare dall' influenza diabolica mediante l'autorità spirituale che Gesù Cristo ha affidato alla sua Chiesa»28 è una preghiera del genere dei sacramentali, ossia segno sacro per mezzo del quale «sono significati e, per impetrazione della Chiesa, vengono ottenuti effetti soprattutto spirituali»29.


12. Negli esorcismi maggiori la Chiesa, unita allo Spirito Santo, supplica lo stesso Spirito di venire in soccorso alla nostra debolezza (cf Rm 8,26) per scacciare i demoni e impedire loro di nuocere ai fedeli. Confidando nel soffio con il quale il Figlio di Dio dopo la risurrezione donò lo Spirito, la Chiesa agisce negli esorcismi non in nome proprio ma unicamente nel nome di Dio o di Cristo Signore, al quale tutti gli esseri, diavolo e demoni compresi, devono obbedire.



III. MINISTRO E CONDIZIONI PER L'ESORCISMO MAGGIORE

13. Il ministero di esorcizzare le persone possedute dal Maligno è affidato con speciale ed espressa licenza dell'Ordinario del luogo, di norma il Vescovo diocesano30, Tale permesso si deve concedere soltanto a sacerdoti di provata pietà, scienza, prudenza e integrità di vita31, specificamente preparati a tale ufficio. Il sacerdote, al quale il ministero di esorcista viene affidato in modo stabile o «ad actum», compia questo servizio di carità con fiducia e umiltà, sotto la guida del Vescovo della diocesi. In questo libro il termine «esorcista» significa sempre «sacerdote esorcista».


14. Nel caso di un intervento che viene ritenuto diabolico, l' esorcista usi in primo luogo la necessaria e massima cautela e prudenza. Anzitutto non creda subito di trovarsi di fronte a una persona posseduta dal demonio, perché potrebbe trattarsi di un caso di malattia soprattutto di natura psichica32. Allo stesso modo non creda subito di essere in presenza di una possessione diabolica quando il soggetto dice di essere in modo speciale tentato o depresso o anche tormentato, potendo si trattare di frutto di immaginazione. Per non incorrere in errori, faccia attenzione anche ai mezzi e all' astuzia che usa il diavolo per ingannare l'uomo, persuadendo il fedele tormentato dal Maligno di non aver bisogno dell'esorcismo e facendogli credere che la sua infermità è un fatto naturale, curabile con la medicina. In ogni caso l'esorcista valuti con la dovuta attenzione se colui che si ritiene tormentato dal demonio lo sia realmente.


15. Sappia distinguere bene i casi di aggressione diabolica da quelli derivanti da una certa credulità, che spinge alcuni, anche tra i fedeli, a ritenersi oggetto di malefici, sortilegi o maledizioni fatte ricadere da altri su di loro o sui loro parenti o sui loro beni. Non neghi loro l'aiuto spirituale, ma eviti assolutamente di ricorrere all' esorcismo; può fare, con loro e per loro, alcune preghiere adatte, in modo che ritrovino la pace di Dio. L'aiuto spirituale non si deve negare neppure ai fedeli che, pur non toccati dal Maligno (cf 1 Gv 5, 18), soffrono tuttavia per le sue tentazioni, decisi a restare fedeli al Signore Gesù e al Vangelo. Ciò può essere fatto anche da un sacerdote non esorcista, o anche da un diacono, utilizzando preghiere e suppliche appropriate.


16. L'esorcista non proceda alla celebrazione dell' esorcismo nella forma imperativa se non è moralmente certo che la persona da esorcizzare è veramente posseduta dal demonio33 e, per quanto è possibile, non proceda senza il suo consenso.

Secondo una prassi consolidata, vanno ritenuti segni di possessione diabolica: parlare correntemente lingue sconosciute o capire chi le parla; rivelare cose occulte e lontane; manifestare forze superiori all'età o alla condizione fisica. Si tratta però di segni che possono costituire dei semplici indizi e, quindi, non vanno necessariamente considerati come provenienti dal demonio. Occorre perciò fare attenzione anche ad altri segni, soprattutto di ordine morale e spirituale, che rivelano, sotto forma diversa, l'intervento diabolico. Possono essere: una forte avversione a Dio, alla Santissima Persona di Gesù, alla Beata Vergine Maria, ai Santi, alla Chiesa, alla Parola di Dio, alle realtà sacre, soprattutto ai sacramenti, alle immagini sacre. Occorre fare attenzione al rapporto tra tutti questi segni con la fede e l'impegno spirituale nella vita cristiana; il Maligno, infatti, è soprattutto nemico di Dio e di quanto mette in contatto i fedeli con l'agire salvifico divino.

17. Della necessità di ricorrere al Rito dell' esorcismo l' esorcista deciderà con prudenza dopo attento esame, salvo sempre il segreto della Confessione, e dopo aver consultato, per quanto è possibile, persone esperte in questioni di vita spirituale e, se necessario, persone esperte in medicina e psichiatria, competenti anche nelle realtà spirituali.


18. In casi che riguardano non cattolici e in altri casi particolarmente difficili si ricorra al Vescovo della diocesi, il quale, per prudenza, potrà richiedere il parere di alcuni esperti prima di decidere se fare l' esorcismo.


19. L'esorcismo si svolga in modo che manifesti la fede della Chiesa e impedisca di essere interpretato come un atto di magia o di superstizione.
Si eviti che diventi uno spettacolo per i presenti. Durante lo svolgimento dell'esorcismo non si ammettano mezzi di comunicazione sociale e, sia prima che dopo la celebrazione del rito, tanto l'esorcista che i presenti evitino di divulgarne la notizia, mantenendo un giusto riserbo.


IV. DESCRIZIONE DEL RITO


20. Nel Rito di esorcismo si dia particolare importanza, oltre che alle formule proprie di esorcismo, anche ai gesti e i riti che derivano il loro significato e il loro valore dall'uso fattone nell'itinerario del catecumenato, durante il periodo della purificazione. Si tratta del segno della Croce, dell'imposizione delle mani, dell' exsufflatio e dell' aspersione con l'acqua benedetta.

21. Il rito inizia con l' aspersione dell' acqua benedetta: da essa, intesa come memoria della purificazione ricevuta nel Battesimo, il fedele tormentato dal Maligno viene difeso contro le insidie del nemico.
L'acqua si può benedire prima del rito o durante il suo svolgimento, aggiungendo, se si ritiene opportuno, anche il sale.


22. Seguono le litanie, con le quali, per intercessione di tutti i Santi, si invoca la misericordia di Dio sul fedele tormentato dal Maligno.

23. Dopo le litanie, l'esorcista può recitare uno o più salmi che implorano la protezione dell' Altissimo ed esaltano la vittoria di Cristo sul Maligno. I salmi possono essere recitati tutti di seguito o in forma responsoriale. Alla fine del salmo l'esorcista può aggiungere l'orazione super psalmum.

24. Segue la proclamazione del Vangelo, segno della presenza di Cristo, il quale, mediante la proclamazione della sua parola nella Chiesa, viene incontro alle sofferenze degli uomini


25. Poi l'esorcista impone le mani sul fedele tormentato dal Maligno, invocando la forza dello Spirito Santo, perché il diavolo esca da colui che, dal Battesimo, è stato reso tempio di Dio. Può anche alitare verso il viso del fedele tormentato dal Maligno.


26. Si recita il Simbolo o si fa la rinnovazione delle promesse battesimali con la rinuncia a Satana. Segue la preghiera del Signore, con cui si implora Dio, nostro Padre, perché ci liberi dal Maligno.


27. Fatto questo, l'esorcista mostra al fedele tormentato dal Maligno la croce del Signore, sorgente di ogni benedizione e di ogni grazia, e traccia su di lui il segno della croce, a indicare il potere di Cristo sul diavolo.

28. Poi dice la formula invocativa di supplica a Dio e la formula imperativa di comando diretto al demonio, in nome di Cristo, di lasciare il fedele tormentato dal Maligno. Non si usi la formula imperativa senza farla precedere da quella invocativa. Si può invece usare la formula invocativa senza quella imperativa.


29. Quanto precede, se necessario, si può ripetere o durante la stessa celebrazione, tenendo presenti le possibilità suggerite nel n. 34, o in tempi diversi, fino a che il fedele tormentato dal Maligno non sia completamente liberato.

30. Il rito si conclude con un canto di ringraziamento, con l'orazione e la benedizione.


V. ADATTAMENTI SPETTANTI ALL'ESORCISTA


31. L'esorcista, ricordando che il demonio non può essere cacciato se non per mezzo della preghiera e del digiuno, sull' esempio dei santi Padri, curi di ricorrere a questi due mezzi per ottenere l'aiuto di Dio, sia personalmente sia da parte di altri.


32. Il fedele tormentato dal Maligno deve, se gli è possibile, soprattutto prima dell' esorcismo, pregare Dio, praticare la mortificazione, rinnovare frequentemente la fede ricevuta nel Battesimo, accostarsi spesso al sacramento della Riconciliazione e ricevere l'Eucaristia. Possono aiutarlo nella preghiera i familiari, gli amici, il confessore o direttore spirituale, se la preghiera gli risulta più facile in forza dell' aiuto derivante dalla carità e dalla vicinanza di altri fedeli.


33. L'esorcismo si compia, per quanto è possibile, in un oratorio o in altro luogo opportuno, evitando la presenza di molte persone. Sia dominante l'immagine del Crocifisso. Sia presente anche l'immagine della Beata Vergine Maria.

34. Tenendo conto delle condizioni del fedele tormentato dal Maligno e delle circostanze, l'esorcista faccia uso liberamente di tutte le possibilità che il rito gli concede. Nella celebrazione, quindi, conservi la struttura generale, ma scelga e disponga formule e orazioni secondo le necessità, adattandole alla situazione delle persone.


a)
Anzitutto faccia attenzione allo stato fisico e psicologico del fedele tormentato dal Maligno, passibile di variazioni nel corso della giornata o nell'arco di poche ore.


b)
Quando non è presente un'assemblea, per quanto piccola, di fedeli, presenza richiesta di per sé da saggezza e prudenza, l'esorcista non dimentichi che già nella sua persona e in quella del fedele tormentato dal Maligno è presente la Chiesa. E ricordi ciò anche al fedele tormentato dal Maligno.

c) Faccia in modo che, durante l'esorcismo, per quanto è possibile, il fedele tormentato dal Maligno stia raccolto, rivolto a Dio, e chieda a lui la liberazione con fede ferma e in tutta umiltà. Nei momenti più critici lo aiuti a resistere con pazienza, senza dubitare dell'aiuto di Dio, sostenuto dal ministero della Chiesa.


35. Se all'esorcismo sono ammesse alcune persone qualificate, siano esortate anch'esse a pregare intensamente per il fratello tormentato dal demonio, sia in forma individuale sia nelle forme indicate dal rito. Esse tuttavia devono astenersi da ogni formula di esorcismo, sia invocativa che imperativa, riservata al solo esorcista.


36. È bene che il fedele, una volta liberato, solo o con i suoi familiari, renda grazie a Dio per la pace ottenuta. Lo si accompagni affinché perseveri nella preghiera, attinta soprattutto dalla Sacra Scrittura, frequenti i sacramenti della Penitenza e dell'Eucaristia, pratichi una vita cristiana ricca di opere di carità e di amore fraterno.



VI. ADATTAMENTI DI COMPETENZA DELLA CONFERENZA EPISCOPALE


37. Spetta alla Conferenza Episcopale:


a)
preparare la traduzione integra e fedele dei testi;

b)
se necessario o utile, in base alla cultura e al genio delle varie popolazioni, introdurre adattamenti nei segni e nei gesti, con il consenso della Santa Sede.


38. Oltre alla versione - che deve essere integra - delle Premesse generali, si può aggiungere, se la Conferenza Episcopale lo ritiene opportuno, un Direttorio pastorale per l'uso dell'esorcismo maggiore, che aiuti gli esorcisti a capire e ad assimilare meglio la dottrina delle Premesse generali e nel quale possano disporre di una raccolta di documenti sul modo di agire, di esprimersi, di interrogare e di giudicare, attinti da autori di sicura dottrina. Questi Direttorii, alla cui composizione possono collaborare sacerdoti ricchi di scienza e di provata esperienza nel lungo esercizio del ministero di esorcisti, praticato in luoghi e culture diversi, devono essere approvati dalla Santa Sede, a norma del diritto.


6
Cf. CONC. LATERANENSE IV, cap. I De fide catholica, Denz.-Schönm. 800; cf. Paolo VI, Professione di fede: AAS 60 (1968) 436.

7 Cf. CONC. VATICANO I, Cost. dogmatica Dei Filius de fide catholica, cap. I De Deo rerum omnium creatore, Denz.-Schönm. 3003.

8 Cf. S. LEONE MAGNO, Lettera Quam laudabiliter a Turibio, c. 6, De natura diaboli, Denz.-Schönm. 286.

9 CONC. LATERANENSE IV, cap. I De .fide catholica, Denz.-Schönm. 800.
10 Cf. S. LEONE MAGNO, Lettera Quam laudabiliter a Turibio, c. 6, De natura diaboli, Denz.-Schönm. 286

11 Cf. CONC. VATICANO II, Cost. pastorale sulla Chiesa nel mondo contemporaneo, Gaudium et spes, n. 17.

12 Cf. CONC. TRIDENTI NO, Sess. V, Decreto sul peccato originale, nn. 1-2, Denz.-Schönm. 1511-1512.
13 CONC. VATICANO II, Cost. pastorale sulla Chiesa nel mondo contemporaneo, Gaudium et spes, n. 37; cf. ibidem, n. 13; I Gv 5, 19; Catechismo della Chiesa cattolica, nn. 401, 407, 409, 1717.
14 Cf. 2 Cor 5, 17.

15 Cf. Catechismo della Chiesa cattolica, nn. 517, 549-550.

16. Cf. Messale Romano, Prefazio I della Passione.

17 Cf. Catechismo della Chiesa cattolica, nn. 2850-2854.

18 Catechismo della Chiesa cattolica, n. 1673.

19 Cf. Rituale Romano, Rito dell'iniziazione cristiana degli adulti, n. 101; cf. Catechismo della Chiesa cattolica, n. 1673.
20 Cf. lbidem, n. 156.

21 Cf. Rituale Romano, Rito del battesimo dei bambini, nn. 56, 104.
22 CONC. TRIDENTINO, Sess. VI, Decreto sulla giustificazione, cap. IV, Denz.-Schönm. 1524.
23 Messale Romano, Embolismo dopo la Preghiera del Signore.

24 Cf. Gal 5, 1; Rituale Romano, Rito della penitenza, n. 7.
25 Cf. GIOVANNI PAOLO II, Esort. apost. Reconciliatio et paenitentia, nn. 14-22: AAS 77 (1985) 206-207; Enc. Dominum et vivificantem, n. 18: AAS 78 (1986) 826.
26 Cf. CONC. TRIDENTINO, Sess. V, Decreto sul peccato originale, cann. 4 e 5, Denz.-Schönm. 1514-1515.

27 Cf. Catechismo della Chiesa cattolica, n. 1673.

28 Cf. ibidem.

29 CONC. VATICANO II, Cost. sulla sacra liturgia, Sacrosanctum Concilium. n. 60.

30 Cf. C.I.C. , can. 1172, § 1.

31 lbidem, § 2.

32 Cf. Catechismo della Chiesa cattolica, n. 1673.

33 Cf. BENEDETTO XIV, Lettera Sollicitudini, l° ott. 1745. n. 43; cf. C.I.C. del 1917, can. 1152, § 2.