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Sacrofano (Roma) - Convegno Associazione Internazionale Esorcisti

Omelia in occasione della S. Messa votiva della Santissima Eucaristia

[Ef 3,14-21; Sal 32; Lc 12,49-53]

 Sia lodato Gesù Cristo! Carissimi Confratelli,

          Ringrazio la divina Provvidenza, che ha voluto raccoglierci qui, oggi, attorno all’altare del Signore per entrare, insieme, nel mistero della perenne orazione efficace di Cristo; per entrare nel Sacrificio che Egli fa di se stesso al Padre, perpetuato sacramentalmente, cioè realmente, qui sulla terra; nella Celebrazione Eucaristica possiamo, sempre e di nuovo, compiere la nostra missione sacerdotale: tenere il mondo aperto alla venuta di Cristo, alla luce della verità, che penetra nel cuore degli uomini, dissipa le tenebre del peccato, smaschera e vince le perversioni del demonio.

         Avendo ricevuto dal Signore il mandato di scacciare il maligno nel ministero dell’esorcismo, per ciò stesso avete ricevuto la chiamata a partecipare ad una speciale dimensione dell’opera della salvezza: la lotta contro satana, e insieme siete stati chiamati ad una più profonda e totalizzante unione con Cristo Signore, nonché ad una maggiore intimità con la Vergine Immacolata.

         Poter servire la salvezza dei fratelli, anche combattendo, con loro e per loro, le più manifeste opere demoniache, sebbene sappiamo come queste non siano in realtà le insidie più pericolose in ordine alla salvezza eterna, pone tutti noi, a titolo speciale, dentro quella “segregazione dal mondo”, inaugurata dal mistero di Cristo e proclamata nel Vangelo appena ascoltato: «Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, vi dico, ma divisione» (Lc 12,51). Le parole del nostro Redentore, che Egli pronuncia vedendo dispiegata dinanzi a sè l’intera storia della Chiesa, che sarebbe nata, di lì a poco, dal Suo costato trafitto, richiamano tutti a quella radicale estraneità dal mondo che nasce dall’incontro con Lui e dalla Sua sequela.

         A questo proposito, il ministero dell’esorcismo, quando prudentemente integrato nella totalità del ministero sacerdotale, ha la capacità di mostrare con speciale chiarezza come la storia umana, mai ed in alcun caso, sia una realtà “neutra”, ma sia piuttosto sempre attraversata da una certa “divisione”.

         Anzitutto, dobbiamo riconoscere che vi è una divisione, che è opera del diavolo, mortifera e degradante dell’umana natura. è quella divisione che separa l’uomo da Dio. è quella divisione nella quale il demonio, «omicida fin da principio […] menzognero e padre della menzogna» (Gv 8,44) è irrimediabilmente entrato, idolatrando se stesso e affermandosi disperatamente contro l’Assoluto di Dio e della Sua Santissima Volontà. è quella divisione che è entrata nel mondo per mezzo del peccato e che sottrae l’uomo al potere unificante della verità, separandolo cioè da quella che è la verità fondamentale del proprio essere: la relazione con Dio Creatore e Redentore. L’uomo è reso così schiavo di quelle stesse piccole realtà che, nella comunione con Dio, è chiamato a governare e ad orientare al servizio del Regno dei Cieli.

         è quella divisione che emerge agli occhi di tutti, particolarmente nel nostro Occidente secolarizzato, in tutti gli ambiti e a tutti i livelli, che trova non poca tolleranza, o peggio giustificazione, talvolta addirittura all’interno della stessa compagine ecclesiale, e che gode di tutto l’appoggio di non pochi dei potentati mass-mediatici i quali, senza alcun ritegno, si rendono fautori di una cultura sempre più anti-umana e, perciò, profondamente anti-cristiana.

         Nel lontano 1972, con grido angosciato, nella solennità dei Santi Pietro e Paolo, il Beato Pontefice Paolo VI dichiarava: «Attraverso qualche fessura… il fumo di satana è entrato nella Chiesa». A distanza di oltre quarant’anni, possiamo, con sguardo altrettanto drammatico e storicamente realistico, chiederci se quel fumo sia stato dissipato, o se esso abbia invaso altre stanze, non adeguatamente scacciato, non sufficientemente combattuto e talvolta perfino alimentato dalla paglia umida della menzogna e dell’ipocrisia.

         A questo proposito, la coscienza mi impone di ribadire che, come sempre la Chiesa ha insegnato, il peccato non è semplicemente un “bene imperfetto”, che attende di maturare; esso è piuttosto la negazione stessa del Bene, la rinuncia, o addirittura il più deliberato rifiuto del Bene, sotto l’apparenza di una qualche sterile e cieca convenienza. Con il peccato - e la schiavitù che ne deriva - non sarà mai possibile, perciò, scendere ad alcun compromesso, né morale, né dottrinale.

         Il male generato da questa divisione e che si traduce in termini di disorientamento dottrinale e morale, compromettendo il destino eterno delle persone, si rende particolarmente “visibile” e, perciò, “identificabile” proprio nel ministero del sacerdote esorcista, quando, specialmente nel caso della possessione, il demonio, manifestandosi, mostra la propria deliberata ed “intrattabile” volontà di uccidere e possedere, di ingannare ed usurpare, di umiliare ed offendere, pretendendo al contempo di giustificare le proprie nefandezze e di condannare i seguaci dell’Agnello, i giustificati dal Sangue di Cristo.

         I mezzi adoperati dal demonio per resistere all’Onnipotenza di Nostro Signore Gesù Cristo si rivelano, poi, i medesimi mezzi che il “mondo” adopera da duemila anni contro la Santa Chiesa: tacere di fronte alle esigenze della verità e della giustizia divine, quando queste non vengano addirittura relativizzate, negate, offese e stravolte; rivendicare, in modo irresponsabile, diritti inesistenti sia rispetto all’ordine della natura, sia rispetto a quello proprio della grazia; attaccare, con la menzogna, i figli di Dio e, in modo particolare, i pastori della Chiesa, soprattutto sul piano morale, nel tentativo vano di indebolire l’annuncio luminoso della verità della creazione e della salvezza; il difendersi dietro un falso “rispetto umano”, impugnato come scudo contro il potere purificatore della preghiera, la verità dell’Incarnazione del Verbo e l’esigenza di ricapitolare tutte le cose in Lui.

         La buona battaglia della fede, che vede nel ministero dell’esorcismo un ambito di particolare intensità, va condotta, vivendo in austerità e amore, tenendo lucidamente presente che satana è il “nemico del genere umano”, per poter così servire la Vittoria di Cristo sul peccato e sulla morte, con la gratitudine e la certezza proprie del Popolo dei Redenti.

 

         Farmaco per curare questa mortale divisione è un’altra divisione, ovviamente di genere totalmente differente, che affonda le radici ad una profondità d’essere prima inesplorata, spalanca orizzonti inaspettati e rinnova il cuore degli uomini. Si è affermata, infatti, con la venuta di Cristo Signore, un’altra divisione, questa volta necessaria, salutare e purificatrice: «Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, vi dico, ma divisione» (Lc 12,51). Questa divisione, inaugurata da Cristo stesso e profetizzata ai Suoi discepoli - «Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me» (Gv 15,18) - si traduce in quella “estraneità” dal peccato che accompagna e cresce insieme all’intimità con Cristo, l’accoglienza della sua Persona e della sua salvezza, la conseguente sempre maggiore espropriazione di sé, per appartenere a Lui soltanto e in Lui tutto trovare. Tale divisione, che l’uomo redento sperimenta anzitutto nei confronti del peccato è tanto dirompente, da investire persino la rete dei rapporti familiari, come la storia della Chiesa, remota e recente, sempre ci testimonia: «Venne fra la sua gente, ma i Suoi non l’hanno accolto» (Gv 1,11).

         Tale santa “divisione”, che rifulge nell’agonia del Getzemani e sul volto martoriato ed insieme pacifico del Crocifisso, lungi dall’essere il segno di un qualche “fallimento pastorale” - quasi che l’annuncio del Vangelo obbedisca alla logica degli “indici di gradimento” mediatici - costituisce un segnale luminoso, in questo mondo, della radicale appartenenza a Cristo, la sola che possa dare all’uomo «un nuovo orizzonte e, con ciò, la direzione decisiva» (Benedetto XVI, Deus Caritas est, n. 1): «A quanti però l’hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio» (Gv 1,12).

         Quanto più entreremo nel mistero di questa santa segregazione nel Cuore di Cristo tanto più il nostro ministero diverrà fruttuoso. Quanto più, infatti, ci lasceremo rinnovare dal Signore nell’intensa vita di preghiera, appresa quotidianamente alla scuola di Maria Santissima, nella quotidiana celebrazione e adorazione eucaristica, nella frequente ricerca della confessione sacramentale, nell’umile obbedienza alla Madre Chiesa, nella dedizione incondizionata alla missione sacerdotale, in tutte le sue esigenze, nell’esperienza della più autentica fraternità sacerdotale e carità pastorale, tanto più si approfondirà spiritualmente quell’immedesimazione con Cristo, conferita dal sacramento dell’Ordine, e splenderà di più, anche attraverso di noi, il mistero della sua Presenza e l’efficacia della sua vittoria.

         La sempre Vergine Immacolata, nella Quale non vi è nulla - assolutamente nulla! - che appartenga a satana, vi protegga da ogni male e vi guidi alle vette più alte della santità, insegni a tutti noi i tesori della dedizione incondizionata a Cristo e voglia levare ancora con forza il suo calcagno e schiacciare il capo del serpente infernale, mentre questi, invano, tenta di devastare la vigna del Signore.

23 ottobre 2014